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Addio al segreto retributivo

Il Parlamento europeo, con una nuova direttiva, ha preso una grande decisione, ovvero quella di porre fine al segreto retributivo negli annunci lavorativi. Tale novità è inserita nell’articolo 5 della direttiva che prevede l’obbligo per i datori di lavoro di «individuare il livello retributivo iniziale o la relativa fascia da corrispondere al lavoratore per una specifica posizione o mansione». L’ammontare dello stipendio dovrà essere comunicato nell’annuncio di lavoro o durante il primo colloquio ma comunque “senza che sia il candidato a richiederlo”».

L’obiettivo del Parlamento europeo è quello di aumentare il livello di trasparenza delle offerte di lavoro ma soprattutto di contribuire a ridurre il divario salariale di genere, il cosiddetto gender pay gap.

Il trend è iniziato negli Stati Uniti, dove grandi aziende hanno cominciato a rendere espliciti nei propri annunci di lavoro l’ammontare degli stipendi e, addirittura, nel 2022 in Colorado è diventato un vero e proprio obbligo per le aziende.

Il gender pay gap ovvero la differenza tra i salari percepiti dagli uomini e dalle donne, secondo i dati Eurostat del 2021, in Europa è pari al 12,7%. Per correggere questa rovinosa tendenza, la direttiva prevede la neutralità rispetto al genere dei livelli salariali di un’azienda e degli annunci di lavoro. Nel caso in cui un’azienda con più di 100 dipendenti abbia un gap retributivo di almeno il 5% tra uomini e donne, i datori di lavoro saranno costretti a valutare misure correttive. Il testo non prevede sanzioni specifiche, ma delega ai singoli Stati la possibilità di multare con sanzioni efficaci, proporzionate e dissuasive gli elusori.

Sempre nell’articolo 5 della direttiva si sancisce il divieto per i datori di lavoro di chiedere al candidato informazioni sulla retribuzione che percepiva nei suoi impieghi precedenti, così  da evitare che la storia salariale possa influire sull’offerta del nuovo lavoro.

In merito, la correlatrice del gruppo liberale Renew europe, Samira Rafaela, dichiara che «questa legislazione è progressista, moderna, femminista, liberale e intersezionale. È il primo passo per colmare il divario retributivo di genere».

La direttiva è stata approvata dall’Eurocamera con 427 voti favorevoli, 76 astenuti e 79 contrari (tra cui 6 italiani), manca perciò solo il via libera definitivo del Consiglio europeo e, una volta che la direttiva verrà pubblicata in gazzetta ufficiale, i Paesi membri avranno tre anni di tempo per recepirla.

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