violenza sulle donne
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25 Novembre: parliamo ancora oggi di violenza

25 Novembre 1999 è la data in cui l’Onu ha istituito la Giornata Mondiale per l’Eliminazione della Violenza sulle donne. La data fu scelta per ricordare l’assassionio di tre sorelle: Aida Patria Mercedes Mirabal, Maria Argentina Minerva Mirabal e Antonia Maria Teresa Mirabal; che, nel 1960, hanno avuto il coraggio di opporsi al regime del dittatore Rafael Leónidas Trujillo. 

Questa giornata ha oggi un significato molto più profondo. Il 25 Novembre è l’inizio di un periodo di riflessione per sensibilizzare le persone alla tematica della violenza sessuale, economica, verbale e psicologica subita da milioni di donne nel mondo. I canali dai quali viene diffuso questo messaggio sono: mostre, progetti, simboli ma soprattutto dati e testimonianze. Sono questi ultimi infatti quelli che più ci colpiscono e impressionano, convincendoci ancora di più della tangibilità e dell’attualità del problema.

L’Istat stima infatti che 6 milioni e 788 mila donne nel corso della propria vita abbiano subito una qualche forma di violenza fisica, 4 milioni 520 mila di carattere sessuale, di cui 1 milione e 157 mila nelle forme più gravi (stupro e tentato stupro). Il Ministero degli Interni invece dichiara: ”Alla data odierna, relativamente al periodo 1 gennaio – 6 novembre 2022 sono stati registrati 256 omicidi, con 94 vittime donne, di cui 82 uccise in ambito familiare/affettivo; di queste, 48 hanno trovato la morte per mano del partner/ex partner.”

Queste vittime non sono solo numeri: ognuna di loro rappresenta una persona, in particolare una donna che sta soffrendo o ha sofferto a causa di una violenza in famiglia. Una problematica sociale non nuova, che esiste già dall’antichità. Ma è possibile che oggi, nel 2022, ancora dobbiamo parlare di violenza di genere? E’ vero che grazie al risveglio di coscienze, scaturito anche per merito della giornata del 25 Novembre e dei vari progetti correlati, la situazione sta pian piano migliorando, ma il problema persiste. 

Uno dei progetti che più mi hanno colpito e mi hanno fatto riflettere  è sicuramente la mostra What Were You Wearing creata da Jen Brockman e dalla dottoressa Mary Wyandot-Hiebert. Mi sono imbattuta in questa installazione sui social e non ho potuto che rimanerne commossa. Si tratta di semplici outfit appesi alle pareti: maglie e pantaloni, pigiami, vestiti, tute, tutine, salopette ecc. Come avrete già capito gli indumenti in questione sono quelli indossati da alcune vittime di abuso nel momento dell’aggressione. A fianco ad ogni capo c’è un foglio che racconta una tragica storia. Diversamente da come ci si potrebbe aspettare, non ci sono molti abiti “sexy”, ma, invece, tutine di lattanti e vestitini della disney. 

solo un corridoio della mostra “What were you wearing”

Questo mi fa pensare a quanto noi donne siamo impotenti, e a quanto, nonostante la nostra forza d’animo e il nostro impegno, non possiamo risolvere da sole questo problema. C’è una questione culturale sottesa e questa mostra è la prova che per quanto possiamo apparire sobrie e adeguate nel vestire, ci sarà sempre qualche maschio che vorrà imporci i propri modelli di riferimento. Per fortuna in questi anni la tematica è stata oggetto di riflessione sia in ambito sociale che formativo e siamo diventati tutti molto più sensibili: le ragazze hanno imparato a confrontarsi molto di più per far emergere e parlare della violenza e i maschi vengono educati sin da piccoli a considerare e a valorizzare le donne per ciò che sono e non per ciò che rappresentano.

Tra le soluzioni per combattere concretamente la violenza, in particolare per quella domestica, sono nati molti centri antiviolenza. Si tratta di centri sparsi per il territorio e finanziati da enti benefici. Lì, oltre ad avere protezione per loro e i propri figli, le donne possono avviare un percorso di ripresa personale attraverso il dialogo con esperti. Si può denunciare una situazione di violenza circoscritta a uno o più eventi al numero rosa, ovvero chiamando il 1522.
Concludo con una piccola riflessione dicendo che è importante essere sempre attenti in ogni situazione sia per noi stessi, ma soprattutto per vegliare su amici e familiari che potrebbero mandarci segnali di aiuto, anche involontari.

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