Col passare degli anni purtroppo stanno scomparendo quelle che sono le testimonianze dirette di uno dei periodi, se non il periodo, più bui della storia europea, ovvero quello dello sterminio di milioni di ebrei per mano dei nazisti. Per questo diventa sempre più importante commemorare la Giornata della Memoria, per preservarne il ricordo.
Alla presentazione delle iniziative per questa giornata, a Milano, Liliana Segre ha affermato recentemente: “Una come me ritiene che tra qualche anno ci sarà una riga tra i libri di storia e poi neanche quella. So cosa dice la gente del Giorno della Memoria: la gente già da anni dice, ‘basta con questi ebrei, che cosa noiosa’, quando uno, che invece l’ha visto l’orrore, sa che ormai ne può parlare solo con 4 o 5 persone, allora non è mai contento ed è più noioso degli altri”.
Il Giorno della Memoria è l’occasione per riflettere sulle cause di un grave evento passato in modo che nel presente, e soprattutto nel futuro, un evento anche minimamente simile alla Shoah non si ripresenti. Ricordare e trasmettere la memoria è un impegno tanto importante quanto difficile, soprattutto nella società attuale dominata dalla velocità e concentrata sul presente.
Proprio per tale motivo, la data di questa giornata, il 27 gennaio, è dedicata al giorno in cui fu liberato il campo di sterminio di Auschwitz (1945) dall’Armata Rossa; è stata istituzionalizzata con la Legge n. 211 del 20 luglio 2000.
Un altro importante appuntamento con la storia si è verificato il 18 gennaio scorso, quando sono state posate 24 nuove pietre d’inciampo (piccoli blocchi quadrati di pietra ricoperti di ottone, con impresso il nome di vittime del nazifascismo) nel centro storico di Venezia, davanti alle abitazioni che furono l’ultima dimora di cittadini veneziani prima della deportazione.
Alla cerimonia era presente anche Gunter Demnig, l’artista tedesco ideatore di queste pietre (Stolpersteine in tedesco) che, anche dieci anni fa, aveva partecipato alla prima posa delle pietre d’inciampo a Venezia. Oggi le Stolpersteine sono presenti in 31 Paesi europei. La prima pietra d’inciampo fu collocata nel 1992 a Colonia, in Germania, per ricordare la deportazione dei Rom e dei Sinti da quella città per mano dei nazisti. All’epoca l’artista non immaginava che quella piccola pietra sarebbe diventato un simbolo internazionale. Quel giorno successe però qualcosa che gli fece capire l’importanza di questa sua opera: una donna del quartiere, nel quale aveva appena installato la pietra, lo fermò per dirgli che nessun rom o sinti aveva mai abitato in quelle case. Quella signora viveva lì negli anni della deportazione, ma non conosceva la storia dei suoi vicini. Quindi, per impedire ogni forma di oblio o indifferenza, Gunter Demnig ha posato numerosissime pietre d’inciampo nella maggior parte dei paesi europei, più di mille delle quali in Italia.
Quindi, per impedire ogni forma di oblio o indifferenza, Gunter Demnig ha posato numerosissime pietre d’inciampo nella maggior parte dei paesi europei, più di mille in Italia.
Viene definita <<opera d’arte diffusa>> in quanto ogni pietra viene segnalata sulle mappe e deve mantenere la sua unicità e coerenza con le altre. In queste opere specifiche, sono ricordate solo le vittime del nazifascismo, non di certo per sminuire le vittime di altre tragedie, ma per non snaturare il loro significato.
Tutte le vittime sono ricordate nelle Stolpersteine con nome e cognome, data di nascita, data e luogo di deportazione e di morte. Sono quindi dei piccoli monumenti che vogliono restituire la dignità di essere umano a chi fu ucciso. Gunter Demnig ha citato, parlando delle sue opere, un passaggio del Talmud (testo fondamentale della religione ebraica) che afferma: “Una persona viene dimenticata solo quando se ne dimentica il nome”.