In queste ultime settimane, molti hanno parlato di NFT. Ma cosa sono e quali conseguenze stanno avendo soprattutto nel mondo dell’arte?
Per spiegare il termine NFT “Non-Fungible Token” va prima di tutto introdotto il concetto di metaverso, ultimamente diventato molto popolare (pensate che, non a caso, Facebook ha cambiato il suo nome proprio in Meta).
Il metaverso è una sorta di universo parallelo, come quello dei videogiochi. Esso rappresenta l’apogeo della realtà virtuale perché quello che si propone di creare è un vero e proprio mondo, corrispondente a quello reale. Il metaverso sarebbe, infatti, composto dai nostri alter ego e si potrebbero svolgere tutte le attività che svolgiamo nella nostra vita reale e quotidiana. Immaginatelo come un mondo di Minecraft o come uno scenario di The Sims, ma portato all’estremo in quanto ad altissimo grado di realismo.
In questo fantomatico metaverso, le criptovalute avranno un ruolo fondamentale in quanto mezzo di scambio digitale. Ecco, gli NFT rappresentano proprio l’opposto delle monete digitali. Essi, infatti, in quanto “gettoni non riproducibili” (questa è la traduzione letterale), sono unici e non intercambiabili. Di fatto, si tratta di atti “di proprietà” su opere digitali che ne certificano l’autenticità.
Sono proprio le sue caratteristiche a rendere l’NFT uno strumento particolarmente utilizzato nel mondo dell’arte digitale e dei videogiochi. Il vantaggio è quello di fornire una prova di autenticità e di proprietà all’opera d’arte digitale, scongiurando in questo modo il rischio di riproduzione e distribuzione non autorizzate sul Web. E vi assicuro che gli artisti digitali hanno tutto l’interesse ad avere questa sicurezza. Pensate che a marzo dell’anno scorso la celebre GIF del gatto con il corpo di Pop-Tart che lascia una scia di arcobaleno dietro di sé (il Nyan Cat) è stata venduta per la bellezza di quasi 600.000 dollari in criptovalute.
Ma gli esempi non finiscono qui. Pochi giorni dopo, a marzo del 2021, l’opera di un altro artista digitale è stata venduta all’asta per quasi 70 milioni di dollari! Sto parlando dell’americano Beeple (nome d’arte di Mike Winkelmann) che con il suo lavoro Everydays. The first 5000 days – un collage di altre 5000 opere – ha ottenuto dalla famosa casa d’aste Christie’s una cifra di circa 39.000 Ethereum (una criptovaluta), ovvero oltre 69 milioni di dollari. Eppure questo artista fino a quel momento aveva venduto ben poco e ad un centinaio di dollari per opera.
Perché quindi tanto interesse, il mercato dell’arte sta forse cambiando? Probabilmente in questa fase l’aspetto speculativo e il clamore mediatico è rilevante, ma non è da escludere che in futuro la criptoarte possa divenire molto popolare ed attirare sempre più appassionati (e, perché no, investitori). Fatto sta che, per quanto virtuali le opere possano essere, i 69 milioni di dollari pagati a Beeple sono concreti e decisamente fungibili.