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La settimana corta funziona!

Sono sempre più in aumento gli studi che ci dicono che la società in cui viviamo è sempre più stressata e stanca. Questo sarebbe dovuto principalmente alle moltissime ore lavorative e al poco tempo che le persone hanno per loro stesse e per la propria famiglia. La società in cui viviamo ci insegna che più lavoriamo meglio è…. Ma siamo proprio sicuri che questo stile di vita sia quello giusto? Quali sono i costi e quali i benefici di questa smania per il lavoro?

Questi studi ci dicono che è preferibile che le persone lavorino meno per stare meglio. Su queste premesse è nato un progetto pilota, organizzato dal thinktank Autonomy e dalla Ong 4 Day Week Global, che è durato sei mesi ed è stato monitorato dagli esperti delle Università di Oxford e Cambridge e dal Boston College negli Stati Uniti. Il progetto prevedeva la riduzione della settimana lavorativa da 4 a 5 giorni: un calo dell’orario all’80%, ma con i medesimi obiettivi e anche con lo stesso salario per i dipendenti.
Le 61 aziende che hanno deciso di aderire, su base volontaria, appartengono a diversi settori e categorie di esercizi commerciali (studi di avvocati, studi di commercialisti, banche, imprese edili, imprese industriali). Durante il periodo di prova i lavoratori sono stati monitorati per verificare se, durante le settimane a orario ridotto, la loro qualità della vita migliorava ed inoltre è stata valutata anche la loro produttività.
Questo progetto, improntato a migliorare la qualità della vita del lavoratore, a ridurre lo stress e a supportare la motivazione, ha evidenziato altresì che una settimana più corta ha anche dei benefici ambientali: la riduzione degli spostamenti dei lavoratori pendolari può contribuire, di fatto, a ridurre l’inquinamento e aiutare l’ambiente.

Il progetto pilota si è da poco concluso ed è dunque il momento di tirare le somme. I dati emersi, come si è detto, sono incoraggianti, sia per i dipendenti che per l’azienda. Ebbene, questo successo in campo aziendale potrebbe costituire una spinta importante per trasformare questo progetto da “sperimentale” ad effettivo, per promuoverlo su ampia scala. I risultati hanno superato le aspettative e infatti il 92% delle aziende che hanno partecipato hanno deciso di mantenere la settimana corta perché qui la produttività non è diminuita, ma anzi è aumentata; inoltre i lavoratori hanno affermato di essere meno stressati e stanchi, e dunque più efficienti.

Questo studio potrebbe fare da apripista ad altre esperienze di questo tipo: infatti questa organizzazione del lavoro è già stata collaudata in diversi paesi come Islanda, Spagna, Scozia, Belgio con simili obiettivi e modalità. La settimana corta esiste già in altri paesi come Giappone, Emirati Arabi Uniti e Nuova Zelanda.

E dunque in Italia, cosa succede? Alcune imprese nel settore dei servizi hanno attivato la sperimentazione, ma non è ancora stata presa una posizione chiara. Secondo il segretario FIM-Cisl Roberto Benaglia “ è tempo di regolare i lavori in modo più libero e produttivo”. Dunque la CISL chiede di sperimentare anche il Italia la settimana lavorativa di 4 giorni. L’idea è negoziare a livello aziendale una forma di lavoro fatta di 4 parti di attività piena e 1/5 di riduzione d’orario. Se analizziamo tutti gli esperimenti che sono stati condotti finora, sembra che questa modalità operativa abbia dato risultati positivi, ma è chiaro che non e possibile utilizzarla in tutti i settori.

Concludo chiedendo a voi lettori, è pensabile, in tempi ragionevoli, che la settimana corta faccia la sua comparsa anche in Italia? Quali potrebbero essere i vantaggi? Attendiamo di sentire il vostro punto di vista e i vostri commenti a questo articolo.

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