SCUOLA

Lettera ad un aspirante rappresentante di classe

“Tutti ti valutano per quello che appari, pochi comprendono quello che sei”

Nicolò Machiavelli

Questo articolo non ha la presunzione di essere una guida, nè una raccolta di istruzioni, desidera soltanto trasmettere l’esperienza di un percorso che l’autore ritiene possa interessare anche ad altri.

Giunto ormai a quelle che sono le mie ultime settimane di scuola superiore e sentendo che il mio tempo in questa realtà si sta esaurendo, sento la necessità di trarre un bilancio.

In questi anni l’attività che più mi ha formato e a cui debbo tutto ciò che sono è senz’altro la rappresentanza di classe, un incarico che per me è semplicemente stato tanto, tutto, sempre.

Sono stato eletto per la prima volta Rappresentante di Classe il 22 ottobre 2016, mentre frequentavo la classe seconda, in una scuola che non è l’Einaudi.
L’anno prima il classico uomo della Provvidenza, fra l’altro ripetente – e questa non vuole essere una discriminazione dato che anche io rientro nella categoria dei “bocciati” – aveva promesso tutto e nulla, sfruttando popolarità e simpatia. Il risultato fu un autentico disastro.

Votare per simpatia – io fui tra i suoi elettori e me ne rammarico – portò al disastro in quella classe: gli insegnanti non ci consideravano perchè eravamo rappresentati da una persona priva di autorevolezza o credibilità, ogni nostra richiesta veniva respinta.

La persona in questione capì presto che guidare una classe – come qualsiasi altro gruppo – è diverso dal fare chiacchiere e che i suoi sogni di gloria, in cui sperava di essere acclamato dalle folle in cambio di nulla, erano – per fortuna – solo sogni. Dopo quattro mesi, pressato da tutti, gettò la spugna e rassegnò le dimissioni.

L’anno seguente – e qui torniamo a quel 22 ottobre – un gruppo di amici, con qualche mese di anticipo, mi propose di candidarmi, in opposizione alla possibile ricandidatura dell’ex rappresentante. Non molto convinto, ma a distanza di anni credo almeno convincente, mi presentai al momento della presentazione dei candidati che precede il voto – con un paio di fogli in mano ed un programma. Cose strane, tranne per chi ci credeva.

Ottenni la maggioranza e fui riconfermato l’anno successivo e nei successivi tre anni presso l’Einaudi. Nonostante non sia mia abitudine, racconto questi retroscena personali, perchè da qui è partita la mia formazione da autodidatta.

In questi cinque mandati, fatti in due scuole diverse, in tre classi diverse, affiancato da cinque colleghi diversi, ho imparato molto e credo che, gran parte di questo, possa essere sintetizzato nell’elenco che segue:

1) IL DIALOGO

Tutelare e agevolare il dialogo è infatti essenziale per chi intende ricoprire questo ruolo. E questo vale sin dal momento in cui si presenta il proprio programma alle elezioni. I Rappresentanti di Classe devono rappresentare al meglio una realtà estremamente variegata e mutevole, quale è un gruppo di adolescenti, di cui fra le altre cose si fa parte.
Convocare due ore di assemblee di classe al mese non è soltanto legittimo, poichè consentito dalla legge, bensì è utile. Durante queste ore è essenziale lasciar parlare i propri compagni di classe, prendere nota delle loro richieste, discutere assieme e capire se queste richieste sono condivise dalla maggioranza della classe.

Se sì, il passaggio successivo riguarda il dialogo con i docenti che è essenziale.
Se qualcuno pensa ancora che gli insegnanti siano i nostri nemici e che fra studenti e docenti ci sia ancora la guerra politica degli anni ’70, è tempo che si svegli.
Gli insegnanti sono esseri umani e fare presente le richieste della classe in modo educato ed in privato, avendo quindi possibilità maggiore di trattare, è la strada giusta.
Non tutte le richieste saranno accettate. In tal caso spiegate il punto di vista del docente alla vostra classe.

Qualche decennio fa, qualcuno disse: “Quando non puoi parlare bene di una persona, non parlarne“. Istituzionalmente, soprattutto quando si è in dubbio, questa è forse la scelta più corretta da prendere.
Non siete automi e provate emozioni come tutti, ma un canale di comunicazione autorevole con gli insegnanti è nel vostro interesse, e questo ha la priorità anche sui vostri sfoghi.

2) ESSERE ANTIPATICI (QUANDO SERVE)

Non vorrei scivolare in altri argomenti poco inerenti il tema che sto trattando, ma in questi anni ho visto tanti colleghi rappresentanti spendersi attivamente contro i cosiddetti populisti, coloro che propongono soluzioni semplici a problemi complessi o che sembrano risolvere ogni problema con una battuta.
Il tutto salvo poi applicare la più rigorosa delle dottrine populiste nelle loro classi.

Purtroppo l’essere piacioni è nel DNA degli italiani, e dato che sono italiano anche io, un po’ piacione ho cercato di esserlo, ma con i dovuti limiti.
Quando si svolge questo incarico – e qualunque altro – non bisogna essere arroganti, bensì mantenere sempre umiltà.
Quando serve però occorre essere antipatici.

Soprattutto in circostanze come quelle in cui c’è un accanimento contro una parte della classe, in particolare se rivolto contro i più timidi, o contro un docente. Se parte della classe ha l’insufficienza in una disciplina, cercate di capire se studiano e fanno regolarmente i compiti prima di mettere alla gogna un insegnante.
Naturalmente ci sono le eccezioni. I torti sono forse l’unica cosa al mondo che è equamente distruibita fra le parti per natura, ma ricordate a tutti – e soprattutto ricordate voi – che non esistono solo i diritti, ma anche i doveri.
Questa mia ultima frase è l’apogeo dell’antipatia. In un’epoca in cui tutti vogliono dei diritti, ma nessuno dei doveri, ricordare questi ultimi è antipatico, ma necessario.

Se temete di non essere rieletti e fate tutto in funzione della rielezioni, consideratevi dei cattivi rappresentanti (altra frase antipatica). Quando si ricopre una posizione di potere si deve cercare di fare il bene comune, non sciaquarsi la bocca di frasi ben costruite e poi fare i propri interessi.
Saremmo altrimenti migliori di chi tanto critichiamo alla TV e sui social per ogni cosa che non va bene?

3) ESSERE CREDIBILI ED AUTOREVOLI

Essere credibili ed autorevoli agli occhi della propria classe è significato per me consentire ai miei compagni di potersi fidare di me, garantire loro un canale di comunicazione con il sottoscritto quando più ne avevano bisogno, che fosse per uno sfogo o per una richiesta. Dimostrare con i fatti di esserci e di lavorare per quella casa comune che è la nostra classe.

Instaurare un rapporto con tutti è quindi essenziale. Chiariamo: ci sono anche persone che ci stanno antipatiche, soprattutto forse chi vorrebbe avere il posto che ricopriamo, ed anche qui tornano i doveri.
Il nostro dovere è tuttavia quello di ascoltare tutti, senza distinzione – e sapere al contempo fregarsene delle critiche gratuite semplicemente non rispondendo. Non c’è niente di meglio che vederli mentre si rodono il fegato in attesa di una risposta alle loro critiche gratuite, risposta che mai arriverà.

Non siate autoritari: potete essere rimpiazzati in qualsiasi momento, perchè nessuno di noi è indispensabile.
Ricordate che rispondete in primo luogo del vostro comportamento alla classe.

Siate il più possibile autorevoli, anche agli occhi degli insegnanti. Se saprete costruire con loro un buon rapporto, dimostrando di essere in grado di assumervi le vostre responsabilità (e spesso anche quelle degli altri), le vostre richieste saranno nella maggior parte dei casi approvate. E’ una questione di fiducia reciproca.

4) SACRIFICARSI

Questo è il punto più complesso. In diverse occasioni nel corso dei miei mandati mi è capitato di assistere a crisi profonde nei rapporti fra alcuni docenti e le classi che ho rappresentato.
Ricordate però che voi potete essere davvero un punto di equilibrio e fare la differenza.

Gli insegnanti non hanno sempre ragione, anzi, ma a volte occorre fare un passo indietro.
Chiudersi in un rigoroso silenzio pubblico e parlarne in privato, sempre nel tentativo di riallacciare i rapporti con loro. Siate mediatori in questo.

Certo, parte della classe vi criticherà: ma d’altronde loro possono solo sbraitarvi contro. Voi fate i fatti e garantirete alla classe una vita sicuramente più tranquilla.

Lo so, il sacrificio costa, ma è qualcosa che chiunque dovrebbe mettere in conto nel momento in cui decide di candidarsi. Per fare bene – e per fare la differenza – occorre sacrificarsi, a fare male ci pensa già gran parte della massa.

E se strada facendo incontrerete qualcuno di cui potervi fidare, dategli fiducia. Anche questa costa sacrificio, ma avere dei collaboratori, che siano soprattutto amici è essenziale. Anche solo per qualche confidenza o consiglio!

5) INCARNARE L’ISTITUZIONE

Questo è forse il punto più alto di questo incarico. Pochi forse comprenderanno veramente cosa intendo dire quando utilizzo l’aggettivo “alto”, ma forse è meglio così.

Incarnare questa Istituzione, essenziale per il buon funzionamento del sistema classe, significa saper fare sempre l’interesse della classe, anche quando la classe vorrebbe andare contro i propri interessi.
Non attraverso l’imposizione, bensì tramite la riflessione. E’ complesso lo so bene, ma in tanti ci sono riusciti, potete farcela anche voi!

Dimenticavo… i Rappresentanti sono due per ogni classe e spesso in contrapposizione.
Trovate un momento per parlare in privato della classe e delle aspettative di ognuno. Si è entrambi rappresentanti a pari titolo, ma è innegabile che effettivamente chi ottiene un maggiore consenso alle elezioni, ha un peso maggiormente rilevante (per questo alle elezioni è importante presentare un programma).

Anche con il/la collega è quindi essenziale dialogare, come è essenziale con tutte le componenti del sistema classe. Il dialogo è alla base di tutto e, se usato nel modo giusto, può diventare un’arma estremamente utile.

“Il dialogo nasce dal rispetto verso le altre persone […].
Dialogare significa accogliere”

PAPA FRANCESCO

Potrete dire che in questo mio articolo ho scritto tutto e nulla. E forse è vero.
Ma se c’è un ultimo consiglio che vi posso dare è questo: sperimentate, fate esperienza e scegliete sempre ciò che ritenete giusto.
Nulla di tutto ciò che ho scritto è vincolante, è soltanto frutto della mia esperienza.

Auguro ad ognuna e ad ognuno di fare le proprie esperienze e di formarsi strada facendo, sempre con l’obiettivo di puntare però al bene comune! Pensare solo a sè stessi è così arido ed egoista…

Questo incarico è stato tanto per me, mi ha insegnato a conoscere gli altri, ma soprattutto a capire chi sono e ciò che desidero fare.

Forse perderete tante battaglie importanti strada facendo, proprio come le ho perse io, qualcuno non sarà nemmeno eletto, pur mettendoci tutto l’impegno necessario o forse di più, ma ciò che conta è essere in pace con sè stessi ed aspettare. Il momento giusto arriverà.
Se valete, sarete ripescati, succede sempre. E’ successo anche a me.

Andrea Dalla Palma

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