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Il punto di non ritorno

A cura di Sara Jakuposka

“Dobbiamo salvare questo mondo, perché non ne abbiamo uno di riserva.” Questa è una delle frasi che nel 2019, durante le proteste Friday for the Future, si leggeva ovunque. Il punto di non ritorno sembra dietro le porte. 

Dunque cos’è cambiato dal 2019 al 2021? Queste proteste hanno raggiunto le grandi potenze del mondo?

  • La Foresta Amazzonica continua bruciare, registrando negli ultimi 10 anni la perdita di 300.000 km², una superficie pari alla grandezza della nostra nazione;
  • l’Iceberg A68, ovvero l’iceberg più grande al mondo, si è sciolto;
  • sono 3 miliardi gli animali uccisi dagli incendi in Australia;

Queste sono solo alcune delle catastrofi che continuano a danneggiare il pianeta in maniera irreparabile, e purtroppo la situazione, rispetto a quando sono iniziate le manifestazioni incoraggiate da Greta Thunberg, non sembrano migliorare. 

Durante il primo lockdown del 2020, a causa del fermo di gran parte delle aziende, si sono registrati alcuni miglioramenti, ma alla fine del lockdown piano piano si sono ripresentate le condizioni precedenti.

Il livello del ghiaccio nell’Artico ha raggiunto il secondo livello più basso nella storia, e le emissioni globali di gas serra hanno continuato a crescere in maniera esponenziale. Nel 2020 è stato inoltre superato il record stabilito nel 2016, ovvero uno dei tre anni più caldi mai registrati, ma le previsioni per il 2021 non sembrano essere da meno. 

Per il 2021, sia a livello nazionale, che a livello europeo, sono state richieste nuove strategie in modo da poter ridurre le emissioni di gas serra e tentare di controllare questo fenomeno atmosferico, in fede all’Accordo di Parigi stilato nel 2015, che prevede la riduzione di emissioni di gas serra a partire dall’anno 2020.

All’Accordo di Parigi hanno aderito 197 paesi, tra cui i principali inquinatori su scala globale, ovvero Cina, Stati Uniti e l’India. Per un momento, dal novembre 2020 all’inizio del mandato di Biden, Trump ha portato fuori dall’accordo gli Stati Uniti, tenendo col fiato sospeso tutto il mondo.  All’elezione di Joe Biden però gli Stati Uniti hanno ripreso parte all’accordo.

QUALI SONO LE PREVISIONI PER GLI ANNI A VENIRE?

Se il ritmo attuale prosegue, le conseguenze saranno fatali. 

  • Nel 2050 si intravede l’inizio della fine, un aumento delle temperature medie di quasi 3 gradi sarebbe in grado di distruggere la barriera corallina, aumentando le temperature delle acque dei mari, e contribuendo sempre più allo sbiancamento dei coralli. 
  • Un’altra conseguenza  della produzione di CO2 é il continuo scioglimento degli ghiacciai, che contribuisce sempre di più  a far sparire alcune città che sono di fondamentale importanza grazie ai loro aspetti storici, culturali ed economici. La prima a finire sott’acqua sarà Venezia, seguita poi da Amsterdam, Amburgo, San Pietroburgo, Los Angeles.
  • Questo porterebbe poi allo sfollamento di milioni di persone, costrette ad abbandonare le loro case. Gli studiosi affermano difatti che a causa dell’innalzamento dei mari, circa 340 milioni di persone vivono in territori destinati ad essere sommersi dalle acque.
  • Parlando di edifici, le piogge acide, ovvero le piogge contaminate dalle immissioni, porteranno al deterioramento di molti edifici, e tante altre infrastrutture, rendendole inutilizzabili. 
  • Anche l’acqua e l’aria perderanno la loro qualità; questo è ciò che porterebbe a maggiori danni, come malattie respiratorie a causa delle polveri sottili, che sono in grado di raggiungere le profondità del polmone, ed il deterioramento della qualità dell’acqua porterebbe alla rovina dell’intero ecosistema.

Essere parte della soluzione.

COSA POSSIAMO FARE NEL NOSTRO PICCOLO?

Molto spesso ho sentito dire “Ma cosa cambia se io faccio la raccolta differenziata, tanto non salverò il mondo da solo!”. Questo è un pensiero molto comune nelle menti di tutti noi, ma se ognuno di noi contribuisse nel suo piccolo, cambiando alcune delle sue abitudini, il mondo avrebbe ancora una chances.

Ecco una lista di alcuni consigli per aiutare il nostro pianeta.

  1. RACCOLTA DIFFERENZIATA. Fare la raccolta differenziata dei rifiuti infatti contribuisce a ridurre l’inquinamento causato da questi ultimi, perché riciclando i rifiuti, potremmo evitare la completa distruzione degli habitat naturali e la deforestazione.
  2. LIMITARE AL MASSIMO L’UTILIZZO DI PLASTICA MONOUSO. Il 42% dei rifiuti gettati sulle spiagge è costituito da plastica monouso. Il problema di questo tipo di plastica è l’elevato utilizzo di essa, e la difficoltà del paese a gestirne lo smaltimento.
  3. LIMITARE L’UTILIZZO DELL’AUTO PER TRAGITTI MEDIO-CORTI. Una buona idea sarebbe quella di utilizzare l’automobile il meno possibile, prendendo in considerazione l’utilizzo di trasporti pubblici, sempre più presenti, o l’utilizzo della bicicletta, che oltre al suo impatto zero, non fa che bene alla salute.
  4. MANGIARE PRODOTTI BIO. L’assunzione di prodotti biologici contribuisce allo sviluppo di una tipologia di agricoltura rispettosa nei confronti dell’ambiente, che sfrutta la naturale fertilità del suolo e ha un elevato valore nutrizionale.
  5. SPRECHI DI ENERGIA e ACQUA. Un altro consiglio è quello di chiudere il rubinetto mentre ci si lava i denti, E di spegnere le luci in casa se non necessarie, sfruttando al massimo la luce naturale.

Questi sono alcuni consigli che ognuno di noi dovrebbe seguire, perché ricordiamoci che nel nostro piccolo, se tutti insieme, possiamo cambiare il mondo.

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