LETTERE ALLA REDAZIONE

Il Coronavirus sulla mia pelle

Molti parlano del Coronavirus senza conoscere, senza informarsi. Altri mettono fuori gli striscioni con scritto “Andrà tutto bene” o cantano e suonano alle 18.00 sui balconi.

Ma, quando ti svegli stanco e strano, provi la febbre e il termometro segna 37.4 entri nel panico, pensi “No, non andrà tutto bene”. 

In quel momento, per la prima volta in tutta la mia vita, ho avuto una reale e forte paura di morire, di non vedere cosa succederà dopo questo periodo, di non riuscire a prendere la patente, a fare la maturità, ad avere figli, ad avere un futuro. Mi è crollato il mondo addosso e non potevo avere le persone che amo al mio fianco. 

Ho 18 anni e si suppone che abbia tutta la vita davanti, ma tutto in un attimo è diventato buio ed ogni certezza si è sgretolata in mille pezzi. 

Credo che, se non si vive in prima persona una situazione del genere, non si possa capire questo concetto. 

Avevo già sentito storie di ragazzi morti troppo presto, ma non avevo mai sentito quello che ho provato quando ho letto il termometro. 

So che molti dicono frasi come “Siate grati per quello che avete” oppure “Vivete ogni momento al massimo, perché non si sa mai quello che può succedere”. L’avevano detto anche a me e l’avevo letto tante volte anch’io, ma non l’ho mai compreso veramente come in questo momento. 

Quindi vi chiedo di pensarci, avete molto tempo per farlo, riflettete sulle parole che avete appena letto e mettetevi nei miei panni. Immaginate un giorno di svegliarvi con la febbre e sapere di essere stati in contatto da probabili persone infette ed essere consapevoli del fatto che c’è la possibilità che la vostra vita possa finire. Lo so, non è una bella sensazione, ma è quello che vi serve per comprendere e comportarvi di conseguenza.

Concludo dicendovi di amare ogni momento vissuto insieme ad altre persone, alla vostra famiglia, perché quando vi rinchiuderanno dentro la vostra camera e parlerete con loro attraverso una mascherina vi sentirete dannatamente soli.

Una studentessa dell’Einaudi

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