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Baby gang: sempre più diffuse.

Baby gang, un fenomeno sempre più diffuso in Italia. Ma che cosa sono?

Con il termine baby gang viene identificato quel fenomeno di microcriminalità i cui protagonisti sono giovani ragazzi, tra i 8 e i 17 anni, che si riuniscono in gang e che prendono di mira i propri coetanei, spesso nel contesto scolastico, o anziani e disabili ma in generale tutti i soggetti più deboli e vulnerabili.

Ormai siamo abituati a parlare di gang nel contesto di città degradate e povere, ma non è proprio così corretta questa idea. Molte ricerche hanno evidenziato come la maggior parte dei soggetti che prendono parte a questo fenomeno in realtà provengano da contesti in cui l’estrazione sociale risulta essere medio-alta, con famiglie benestanti alle spalle. Potremmo quindi definire queste baby gang come un’evoluzione al livello successivo del bullismo.

È normale chiedersi quindi, quali sono le cause. Esistono molte teorie che cercano di spiegare il fenomeno, ma non esiste un’unica motivazione perché essa cambia da individuo a individuo. C’è chi sostiene che i ragazzi, soprattutto nell’adolescenza, abbiano una forte spinta verso l’anticonformismo e di conseguenza verso l’insofferenza nel seguire le regole. Altri invece incolpano la tv, dove la violenza è sempre più presente anche in programmi per minori; molti invece concordano sul fatto che tutto ciò è  dato da  una carenza educativa che porta ad abbassare la percezione dell’illecito.

Ovviamente tra le motivazioni che più frequentemente spingono gli adolescenti a commettere questi piccoli crimini rientrano anche contesti familiari problematici, ma quello che sorprende è che spesso anche una famiglia troppo accondiscendente e protettiva tende ad accrescere nel ragazzo una grande voglia di ribellarsi.

Una storia esemplare è quella che proviene da un genitore di Verona che ha visto la propria figlia, una ragazzina di 14 anni, trasformarsi in una bulla. Se ne è reso conto quando gli è arrivata una chiamata dei carabinieri  che gli  hanno spiegato che sua figlia aveva rubato un capo d’abbigliamento; da lì è venuto anche a conoscenza che lei faceva parte di una gang che compiva micro crimini. “Il lockdown, – ha spiegato il padre dell’adolescente- e le tante ore tutto il giorno chiusi in casa e attaccati a cellulari e computer, al web e ai social soprattutto, come Tik Tok, dove circola di tutto e nessuno controlla, hanno avuto un peso enorme. I giovani hanno accumulato tanta rabbia e ora la stanno sfogando in questo modo. Troppi genitori minimizzano il problema, ma queste non sono bravate da adolescenti”.

Una bravata. E voi cosa ne pensate?

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