ATTUALITA' SCUOLA

#ICARE

Oggi vorrei parlare dell’indifferenza.  

Ho cercato online alcune frasi celebri legate all’indifferenza da condividere con voi:

“Il mondo è un posto pericoloso, non a causa di quelli che compiono azioni malvagie ma per quelli che osservano senza fare nulla.” (Albert Einstein)

“La lotta alla mafia dev’essere innanzitutto un movimento culturale che abitui tutti a sentire la bellezza del fresco profumo della libertà che si oppone al puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e quindi della complicità.” (Paolo Borsellino)

“Non ho paura della cattiveria dei malvagi ma del silenzio degli onesti.” (Martin Luther King)

“Ignorare la sofferenza di un uomo è sempre un atto di violenza, e tra i più vigliacchi.” (Gino Strada)

“L’opposto dell’amore non è l’odio, è l’indifferenza. L’opposto dell’arte non è il brutto, è l’indifferenza. L’opposto della fede non è eresia, è l’indifferenza. E l’opposto della vita non è la morte, è l’indifferenza.” (Elie Wiesel)

“Un mondo differente non può essere costruito da persone indifferenti.” (Peter Marshall)

“Il peggiore degli atteggiamenti è l’indifferenza, dire “io non posso niente, me ne infischio”. Comportandovi così, perdete una delle componenti essenziali che ci fa essere uomini. Una delle componenti indispensabili: la facoltà di indignazione e l’impegno che ne è la diretta conseguenza.” (Stéphane Hessel)

“Siamo una società che ha dimenticato l’esperienza del piangere, siamo caduti nella globalizzazione dell’indifferenza.” (Papa Francesco)

“Su una parete della nostra scuola c’è scritto grande “I CARE”. È il motto intraducibile dei giovani americani migliori: “me ne importa, mi sta a cuore”. È il contrario esatto del motto fascista “me ne frego”. (Lorenzo Milani)

“Quando la maestra mi disse “non ho fatto io le leggi razziali” capii che l’indifferenza fa più male di uno schiaffo. Quella indifferenza è la mia nemica personale.” (Liliana Segre)

Pensieri di questi giorni:

“Se con il Coronavirus gli anziani e gli immunodepressi sono a rischio… l’importante è che nella mia famiglia non ci siano anziani o immunodepressi”.

“Se il Coronavirus uccide migliaia di cinesi… l’importante è che il mio moroso o la mia morosa non abiti in cina.”

Un po’ tutti siamo contagiati da questo virus dell’indifferenza… fa parte della nostra società e ci siamo tutti dentro…

In questi giorni, imprigionati nelle nostre case, ci stiamo però accorgendo che questa indifferenza ci costa, ci costa molto: non aver nessuno da abbracciare e non poter abbracciare nessuno; non avere nessuno con cui stringere legami, anche fisici; non poter essere al centro dell’attenzione dei nostri amici o compagni e neanche poter volutamente non essere al centro dell’attenzione…

Qualche persona più anziana mi ha confidato che è persino triste morire in questi giorni perché anche la sepoltura, senza il funerale, rischia di passare nell’indifferenza generale.

Ma allo stesso tempo, stiamo prendendo coscienza che questo maledetto Coronavirus può anche risvegliarci da questa apatia… Siamo qua che attendiamo la possibilità di uscire dalle nostre case per ricominciare in modo nuovo le nostre relazioni; qualche mio alunno mi ha confessato di desiderare il ritorno a scuola, proprio per le relazioni che si creano tra i banchi scolastici o nei corridoi (sembra un miracolo!!!) e che in questo momento mancano.

Ci stiamo accorgendo che il confine dell’io non è il mio corpo, ma inevitabilmente invade quello di qualcun altro con cui sono in relazione: ho bisogno degli altri per esistere, altrimenti non sono, non esisto!

Siamo fatti per stringerci e non per restare isolati, siamo fatti per trasformare in bene ogni cosa che ci accade e non per “fregarsene”… per far questo, e soprattutto per non ritornare nello stile precedente al Coronavirus, tutti noi abbiamo bisogno di aiutarci a coltivare “pensieri antidoto” contro l’Indifferenza.

Quali possono essere questi pensieri antidoto?

·         Ciò che penso, lo condivido con persone che stimo, accogliendo il loro parere.

·         I più fragili vanno sempre difesi.

·         Da solo io non so stare e non posso stare.

·         Non siamo fatti per vivere isolati, pena la morte del nostro esistere.

·         Non è importante trovare e dare risposte, ma porsi continuamente domande di senso.

·         Lasciarsi sorprendere e interrogare da ciò che vediamo e da chi incontriamo.

·         Lasciarsi sorprendere quando riesco a fare qualcosa che esprime nel profondo ciò che sono…

Tutto questo, secondo me, ha a che fare con la Bellezza… e un certo Dostoevskij disse un giorno: “La bellezza salverà il mondo!”, ma di questo ne parleremo nel prossimo articolo.

Prof. Matteo Refosco

Suggerimenti multimediali:

Riflessioni di alcuni studenti dell’Einaudi:

  • “Buongiorno Prof. La sua e-mail mi ha fatto sorridere. Lei ci ha mandato il testo de “La Cura”, una canzone che sento particolarmente vicina perché me l’ha fatta ascoltare il mio fidanzato quando avevo i momenti di crollo per la mancanza di mia nonna. E quella canzone mi fa stare bene, mi fa riflettere e capire che le persone che amiamo sono sempre con noi, che possiamo sempre trovare la felicità anche quando sembra un periodo buio. Ed è proprio vero, perché anche in questo periodo in cui sembra non ci sia una via d’uscita, riesco a sorridere e dirmi che tutto andrà bene, perché ho la mia famiglia con me, il mio fidanzato e le mie amiche che posso sentire tutti i giorni e tutti i nostri parenti e persone a cui teniamo stanno bene. Perché la nostra salute ora è la cosa più importante, allora sorrido perché noi qui abbiamo tutti ottima salute. Credo che tutti abbiamo un ruolo in questo momento, ed è quello di stare accanto alle persone con cui passiamo il nostro tempo, per renderle felici e non farle pensare a cose spaventose o che rendono tristi. Auguro di passare delle giornate felici anche a lei Prof., sperando di vederci il prima possibile per finire quest’ultimo anno serenamente!”
  • “Prof. Lei ci chiede se siamo felici, se stiamo facendo qualcosa che ci piace e in cui vediamo un futuro, se stiamo vivendo appieno, come direbbe D’Avenia, se abbiamo un sogno e se lo stiamo coltivando. La mia risposta è sì, o almeno credo, anche se non ho intenzione di parlarne apertamente: sarà scaramanzia ma non mi piace l’idea di dirlo ad alta voce, come se, se lo dicessi, fosse condannato a non realizzarsi. Non è strettamente legato alla scuola il mio sogno ma in un certo senso lo è, studiare mi sempre piaciuto e ciò che mi piace ancora di più e scoprire, quando scopro qualcosa che mi appassiona, spesso grazie alla scuola, poi me lo approfondisco per i fatti miei e questo momento di “pausa forzata” è abbastanza utile per questo (unica pecca non poter andare in libreria a far rifornimento di libri, ma ci faremo bastare quelli che sono in casa), non penso sarà il virus a fermare i sogni, perché se al primo ostacolo ti fermi allora forse non è davvero un sogno. Tra lezioni e compiti mi sento già meglio di come stavo nelle prime settimane, non mi sembra più di star sprecando tempo ma piuttosto di starlo impiegando diversamente, il che è un bel passo avanti. Penso che ognuno dovrebbe cercare di dedicarsi un po’ di più a se stesso, soprattutto ora, e a ciò che gli sta a cuore. Detto questo spero di tornare presto all’Einaudi.”

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