ATTUALITA' SCUOLA

#Controlindividualismo

Con questo secondo articolo sogniamo di creare UN’ONDA DI PENSIERI E VOCI da scambiare nel tempo del possibile individualismo. 

Una mia amica che abita vicino a Vo’ Euganeo mi ha raccontato che tre settimane fa è andata al supermercato: 

“… I commessi stremati che non riescono a star dietro al ritmo dello svuotamento… La gente di corsa che si tiene a distanza l’uno dall’altra… Mi avvicino al settore verdura… A me serve solo un sacchetto di patate e… sì, incredibile, ne sono rimasti solo due sacchetti… ne prendo uno perché di fatto me ne serve uno, ma il pensiero contagioso mi sfiora “Non sarà giusto prenderne 2?”, risento la voce di mamma che tanti anni fa mi avrebbe detto “No, lascialo, perché qualcun altro può averne bisogno… non si pensa solo a se stessi.” E così lo lascio, sorrido, mando un bacio e un grazie a mamma per avermelo insegnato in modo così efficace da ricordarlo ancora… Nell’emergenza il pensiero sano è quello che pensa all’altro, quello che si preoccupa non solo di se stesso, ma condivide immaginando che c’è sempre, sempre qualcuno di più fragile, che magari ne ha più bisogno di me”.

Il pensiero sano è oggi un pensiero controcorrente, viene spesso soffocato dal pensiero malato.

Il pensiero malato è molto diffuso, sicuramente molto manifesto nei social e nelle “pance” delle persone. 

Il pensiero malato suona con lo slogan: “Prima io, tu… svegliati dovevi arrivare prima e farti furbo o non venire proprio a fare la spesa… prima io…” o “Io sto bene, per cui vado a farmi l’aperitivo al bar”.

Che pensiero vive intorno a me e dentro di me in questi giorni? Che pensiero scelgo in questo tempo e nella mia vita? Pensiero sano o pensiero malato? In che direzione portano questi due pensieri? La domanda è importante visto che mi ritroverò sempre a scegliere tra questi due pensieri anche e oltre il Coronavirus… In base a cosa scelgo nella mia vita? 

Le conseguenze delle nostre scelte, nella maggior parte dei casi, non sono a impatto 0. Quando agiamo con il pensiero sano, secondo un codice etico, con un comportamento corretto e rispettoso dell’altro quanto di se stessi, posso vivere nella verità, nella trasparenza, anche di fronte ad eventuali conseguenze non preventivate.

Se invece scelgo il pensiero malato, i rischi sono sempre maggiori… se non altro per il fatto di mettere in gioco la fiducia e la disponibilità che le altre persone hanno nei miei confronti. Ognuno di noi ha esperienze da ricordare, e forse, da raccontare…

Pensiero sano, pensiero malato… il primo porta alla vita, il secondo porta alla morte… semplice in fondo… a dirsi, meno a farsi. Che ne pensi?

Prof. Matteo Refosco

Suggerimenti multimediali:

Riflessioni di alcuni studenti dell’Einaudi:

  • “In questo periodo buio abbiamo bisogno di vedere un po’ di luce e di speranza, sto vedendo molti video nei vari social di come l’Italia in questi giorni si stia stringendo per superare anche questa battaglia e dimostrare a tutto il mondo che siamo forti, dove le persone cantano e ballano fuori dalle terrazze, ieri l’ho fatto anche io, sa? E mi sono sentita invincibile, non saprei bene come spiegarlo, ma vedendo tutte quelle persone affacciate alle finestre per cantare con te, come per dire Guarda che ce la faremo, siamo tutti uniti e supereremo anche questo ho sentito un’emozione dentro, il cuore mi batteva forte; dopo questa esperienza ho veramente capito che basta pensare positivo e sapere che non sei solo come può sembrare, ma c’è tutta l’Italia con te per combattere”.
  • “Questa mattina mi sono svegliata relativamente presto e ho aperto le finestre: il sole splendeva, gli uccellini cinguettavano e io sentivo una pace interiore come fosse paradiso. Ma poi l’ansia è tornata, come fa sempre. Il peso di essere in quinta, il dover essere al passo e il non riuscirci mai. E ci sentiamo dei falliti professore perché ora più che mai la responsabilità cade su di noi. Dobbiamo tirare fuori tutta la forza di volontà che abbiamo di studiare, perché ce l’abbiamo solo che a volte la nascondiamo. E ho l’ansia di uscire da questa scuola non soddisfatta di me stessa, perché forse potevo fare di più. Lo stare a casa rende tutti questi pensieri più forti e a volte rischio di annegarci. Dentro di me ci sono sempre state due parti che hanno lottato e adesso lottano ancora di più: la voglia di essere una versione di me sempre migliore e di vivere in pace con me e con quello che mi circonda, e la parte che vuole arrendersi e che non ce la fa ad andare avanti. Mi domando se raggiungerò mai la felicità e mi domando se ne vale la pena. Dentro di me però spunta una risposta dicendomi che non è possibile perché, come ho detto all’inizio, i nostri pensieri e le nostre sensazioni si modificano sempre e quindi non potrò mai vivere la felicità in sé per un lungo tempo. Io mi sento davvero fragile perché mi manca qualcosa in cui credere. Credere è la forza più potente al mondo che permette di raggiungere anche la luna. E io sono paralizzata perché questo pezzo mi manca. Non mi dispiace stare a casa, perché io voglio affrontare me stessa, i miei pensieri: voglio trovare qualcosa in cui credere!”.
  • “Io credo fermamente che questo periodo di “pausa” sia anche una cosa positiva: abbiamo tempo per riflettere, fare ciò che non abbiamo più potuto fare a causa dei nostri impegni, per stare di più con la nostra famiglia che molto spesso è divisa a causa degli impegni di ciascuno. Questo ci permette di riprendere in mano un po’ la nostra vita. Non sarà il modo migliore per farlo, questo è certo, ma secondo me è un’occasione da non sprecare”.
  • “La scuola mi ha insegnato la bellezza delle lingue, la passione nel fare qualcosa. Ho imparato a difendere i miei diritti ed a lottare per essi. Ho imparato che io sono uguale a ciascun mio compagno ed apprezzo ciascuna loro particolarità. Mi sono sempre sentita diversa, ma col tempo ho capito che ciascuno di noi ha le sue caratteristiche che lo rendono unico. E ciascuno è bellissimo a modo suo. Questa è la lezione più importante che ho imparato. Al giorno d’oggi vedo tanto odio. Odio basato su sciocchezze, su particolarità appunto. E mi dispiace. Mi dispiace che queste persone non siano riuscite ad imparare quello che ho imparato io. Mi dispiace che usino le loro energie per fare del male anziché amare. La vita è amore. La vita è un sogno”.

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