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Il caso GameStop: che cosa è successo?

Lorenzo Pietro Padoan

Sentendo parlare di GameStop, probabilmente a molti di voi verranno alla mente quei negozi dove si vendono videogiochi e console e che qualcuno di voi avrà sicuramente frequentato in passato o frequenta tutt’ora. Infatti, l’azienda americana è il più grande rivenditore al mondo di videogames ed accessori per console, con oltre 6000 negozi fisici in tutto il globo. Come ben sappiamo, però, nel bene o nel male, il mercato dei videogiochi e, più in generale, quello della vendita al dettaglio, si sta spostando sempre più verso il mondo digitale. Con DVD e Blu-ray sempre meno utilizzati e con la spietata concorrenza dei giganti dell’e-commerce come Amazon, il mondo del retail è sempre più in difficoltà. Come se tutto ciò non bastasse, a fare da contorno alla situazione è lo spettro della pandemia di COVID-19, che ha reso i negozi impraticabili.  

Ecco, dovete sapere che, per tutti questi motivi, la nota catena di negozi, ormai da qualche anno, non se la passa molto bene. Il calo di fatturato, che aveva iniziato a impressionare già dal 2015, aveva portato nel 2019 alla conversione dei negozi fisici in hub 2.0 (online), che avevano dato speranza alla società e al titolo. La pandemia ha, però, tagliato le gambe al progetto, che richiedeva tempi più lunghi, e soprattutto al titolo, sfruttato dai cosiddetti hedge fund, i grandi fondi speculativi, i quali hanno speculato al ribasso sulle azioni di Gamestop. In pratica, i fondi di investimento, che si occupano di raccogliere grandi quantità di capitali (liquidità che in questo momento non manca, visti i piani delle banche centrali per l’acquisto di titoli pubblici e privati) da impiegare nel mercato azionario, vendevano allo scoperto (short selling) le azioni del titolo, scommettendo sulla sua diminuzione di valore. La particolarità di questa strategia di trading è il fatto che le azioni non vengano acquistate, ma prese a prestito da chi le possiede, perciò il profitto viene conseguito se il valore del titolo si abbassa, perchè il costo del riacquisto delle azioni sul mercato sarà inferiore al ricavo precedentemente incassato dalla vendita delle stesse. Ricordate, però, anche che il rischio di perdita su una vendita allo scoperto è teoricamente illimitato poiché il prezzo di qualsiasi asset può salire all’infinito. E questo aspetto ci tornerà utile più avanti.

Va precisato, inoltre, che questa attività è perfettamente legale, ma non viene vista di buon occhio dagli altri investitori perché, di fatto, si tratta di guadagnare da aziende in perdita. Inoltre, aumenta la volatilità del mercato e ne riduce la stabilità.

Fatto sta che sul finire di gennaio 2021, succede che un grande gruppo di investitori amatoriali si riuniscono sul forum WallStreetBets (letteralmente “scommesse di Wall Street”, un nome, una garanzia, insomma) di Reddit, social network dove si creano gruppi con persone che hanno gli stessi interessi, poco utilizzato in Italia, ma famosissimo negli Stati Uniti. Si decide, quindi, di comprare in massa il titolo attraverso azioni e derivati (come i CFD, i quali permettono di utilizzare il cosiddetto effetto leva, che consente di acquistare più asset pur non disponendo del capitale sufficiente), di fatto manipolando il prezzo e facendolo schizzare dai circa 40 dollari ad azione del 20 gennaio alla cifra di quasi 350 una settimana dopo. Un aumento dell’875%! Ciò significa che se aveste acquistato 100 azioni di Gamestop il mercoledì per 4000$ totali, esattamente una settimana dopo avreste potuto rivenderle per quasi dieci volte il loro valore, a 35.000$, guadagnandone ben 31.000!

Ovviamente si tratta di speculazioni ed è praticamente impossibile prevedere l’andamento di un titolo azionario nel breve periodo. È anche vero, però, che il pump (letteralmente il “pompaggio” di valore di un asset) di Gamestop organizzato dai trader (coloro che speculano in Borsa) dilettanti di Reddit ha effettivamente sortito i suoi effetti. L’obiettivo prefissato era, infatti, più che la mera speculazione al fine di arricchimento, quello di mettere in difficoltà i grandi fondi di investimento, gli hedge fund di cui parlavo prima. Questi ultimi, infatti, dopo l’impennata del valore delle azioni in Borsa, si sono trovati a costretti a liquidare tempestivamente le loro posizioni ribassiste sul titolo poiché, come già precisato in precedenza, più il prezzo sarebbe salito e più avrebbero dovuto pagare per riacquistare le azioni prese a prestito in precedenza e da restituire. E come se tutto ciò non fosse bastato, la riacquisizione dei titoli ha fatto aumentare ulteriormente la domanda degli stessi e, di conseguenza, anche il prezzo. Insomma, oltre al danno anche la beffa! Non solamente dover riacquistare le azioni a prezzi maggiorati invece che ridotti, perdendo milioni, ma anche favorire ancora di più gli investitori amatoriali, andando ad aumentare il valore dei titoli da loro detenuti. 

Questo fenomeno, in gergo finanziario, è denominato short squeeze, ovvero “breve spremuta” poichè il prezzo delle azioni schizza come quello di un’arancia schiacciata, ma il fenomeno non dura a lunga, il valore tende ad abbassarsi, se non a crollare, nel giro di pochi giorni. Infatti, già il giorno dopo la fatidica impennata di Gamestop, il prezzo torna sui 190$, mentre nell’ultimo periodo, ad eccezione del 29 gennaio, quando è tornato a 325$, si è andato assestandosi sui 50$.

Ora, però, lasciamo perdere per un attimo i fatti accaduti e proviamo a ricercarne le cause. Come è stato possibile che dei “comuni mortali”, gente che probabilmente non sa nulla di finanza e specula in Borsa solamente per gioco, siano stati in grado di far aumentare in quella maniera il prezzo delle azioni di Gamestop? O, ancora meglio, come sono riusciti a convincere un così gran numero di persone a comprare uno stesso titolo? Qual è il senso di questo evento?

Ecco, alla prima domanda è facile rispondere. Con l’avvento di Internet un sempre maggior numero di persone ha avuto accesso ai mercati finanziari, ha avuto la possibilità di investire direttamente il proprio denaro in Borsa. Sono, infatti, sempre di più le piattaforme online attraverso le quali qualsiasi persona può acquistare titoli azionari e altri strumenti finanziari anche direttamente, senza ricorrere ad un intermediario, come potrebbe essere un broker o una banca. Le commissioni su queste operazioni sono anche molto basse e ciò sta attirando sempre più persone nel mondo della finanza, anche chi non se ne intende. Ovviamente si tratta di un’attività molto rischiosa ed imprevedibile, ma ciò sembra non spaventare i nuovi investitori, fatto dimostrato anche dal crescente numero di forum che trattano di temi finanziari, come, appunto, è WallStreetBets. A tutto ciò, poi, si è aggiunta la pandemia di Covid-19 che ha costretto le persone a casa, facendo sì che utilizzassero maggiormente Internet e si avvicinassero al mondo della finanza, avendo più tempo libero e magari più soldi da investire grazie ai vari sussidi messi in campo dagli Stati.  Possiamo, quindi, dire che il mondo della finanza si stia in qualche modo democratizzando, si stia rendendo accessibile a tutti, non solo ad una stretta cerchia di investitori professionali.                                                             

Ma cosa ci insegna il caso Gamestop? Si è trattato di una lotta tra la “vecchia” e la “nuova” finanza? Un Davide, rappresentato dagli investitori non professionali, contro il gigante Golia, simboleggiato dai fondi speculativi, responsabili di speculare sulla pelle dei comuni cittadini? L’accusa, infatti, è proprio quella: giocare in Borsa, smuovendo capitali enormi per un mero arricchimento personale, mentre l’economia reale è in crisi nera un po’ dappertutto. Per non parlare dello strapotere degli hedge fund, in grado di decidere le sorti di intere aziende, provocandone il fallimento e con ciò il taglio di migliaia di posti di lavoro. È la completa alienazione del mercato borsistico dalla realtà, il paradosso di una Borsa che dovrebbe rappresentare il valore reale dei titoli quotati in essa, ma che in verità fa oscillare il prezzo delle azioni a piacimento, mettendo a rischio il lavoro di migliaia di persone e arrischiando i risparmi dei piccoli investitori. Ciò succederà probabilmente alla stessa Gamestop, il cui valore in Borsa sta già tornando sugli importi pre short squeeze e che tenderà a ridursi sempre di più, portando l’azienda a tagliare i posti di lavoro e magari a chiudere.

“Devo ammettere che è davvero strano guardare tutti gli operatori di Wall Street dopo aver a lungo trattato la nostra economia come un casinò, lamentarsi di un forum di utenti che a loro volta trattano il mercato come un casinò”, ha twittato la deputata dem alla Camera dei rappresentanti Usa Alexandria Ocasio-Cortez.

Questa situazione mi ricorda molto gli anni ‘20 del Novecento, anni di follia che portarono al crollo della Borsa di Wall Street del 1929 e alla successiva crisi denominata Grande Depressione. In quel caso, una delle principali cause della caduta di Borsa fu proprio l’esplosione del mercato azionario, il fatto che corresse più veloce dell’economia reale. Il fatto che ormai non si quotassero più le imprese, ma le emozioni delle persone. Non contava più dove si stesse impiegando il proprio denaro, ma il sentiment degli investitori, la fiducia che altri avrebbero comprato. E qui dovremmo chiederci: stiamo forse commettendo gli stessi errori del passato? Quanto ci vorrà ancora prima che la bolla scoppi? Staremo a vedere…

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