ATTUALITA' ECONOMIA

Oltre la crisi, verso una nuova economia

a cura di Andrea Dalla Palma

“La crisi è la più grande benedizione per le persone e le nazioni, perchè soltanto la crisi porta ai più grandi progressi”

Albert Einstein, Premio Nobel per la Fisica 1921

L’attuale pandemia del CoVid19 ha messo in risalto, fra le altre cose, le difficoltà dell’attuale sistema economico, sia nel nostro paese che in tutto il mondo. Un sistema economico ormai stanco ed inefficiente rispetto alle attuali e future sfide che attendono in particolar modo la nostra generazione. Esso infatti può essere storicamente definito come un compromesso fra l’utopico e scorretto socialismo e l’iper-egoismo capitalista, un compromesso che ha saputo reggere per decenni, almeno sino alla crisi del 2008. Fu quella crisi economica e finanziaria a mettere in risalto i limiti di un sistema che, ancor oggi, non prevede alcuna concreta distribuzione della ricchezza e che troppo spesso relega, ad un ruolo troppo formale o facoltativo, il rispetto verso i lavoratori, la società e l’ambiente.

Naturalmente le Istituzioni politiche sono le responsabili di tutto questo, soprattutto a causa della volontà di porre in primo piano gli interessi auto-referenziali della classe dirigente, dei propri elettori o del proprio partito, tralasciando non quelli del cosiddetto “popolo” che tanto va di moda invocare, bensì quelli del Paese.
Inutile illudersi, l’attuazione di un nuovo sistema economico non può che partire da un sano e sincero dibattito politico e dal recupero di un vecchio principio di cui in Italia sembriamo esserci dimenticati: l’interclassismo.

Sono state le tante ed esasperanti disuguaglianze sociali ed economiche ad inasprire il dibattito politico e a provocare un vero e proprio odio fra le classi sociali.
Occorre quindi un nuovo patto sociale che consenta la collaborazione fra le classi sociali del nostro Paese e che sappia conciliare davvero i loro differenti interessi. Un patto sociale che vada ben oltre l’insignificante mediazione attuata negli ultimi decenni e che pochi risultati è riuscita a conseguire.

“Non sono un politico che si basa sul consenso, bensì sulla persuasione”

Margaret Thatcher, Primo Ministro UK 1979-1990

Per fare questo però occorre coraggio e determinazione, occorre dedicarvi molti anni e forse rischiare di perdere le elezioni e di conseguenza il potere. Ed è questo è il punto chiave. Il potere, come sosteneva Henry Kissinger, è “l’afrodisiaco supremo”. E qui ognuno interpreti questa citazione come ritiene necessario.
Tuttavia il potere è destinato a terminare per tutti.
Questo, forse o soprattutto, perchè il potere è semplicemente: “un modo (invano) per non morire“, come lo definisce il giornalista italiano Filippo Ceccarelli. L’unico melagomanico modo per proiettare sè stessi verso l’eterno e la storia.

La classe dirigente dovrebbe, quindi, impegnarsi a spiegare le ragioni e le necessità di un profondo mutamento del sistema economico. Oltre ad essere funzionari dello Stato, sono politici. E per quanto complesso, una delle loro abilità principali dovrebbe essere quella di persuadere la popolazione anche nei confronti dei cambiamenti più complessi.

Ma che cosa dovrebbe essere fatto di concreto per andare verso la creazione di una nuova economia?

Anzitutto mettere da parte gli egoismi personali e campanilisti (questo soprattutto nel nostro Belpaese) e comprendere finalmente che siamo tutti legati da un destino comune che riguarda in primo luogo l’ambiente.

E’ infatti indispensabile comprendere l’interdipendenza fra le l’ambiente e le attività economiche. Nel suo libro: “L’economia del Buddha”, la docente universitaria USA Clair Brown sostiene: “Il sistema economico basato sui combustibili fossili sta uccidendo la Madre Terra […] I cambiamenti climatici stanno già uccidendo uomini ed altre speci […] [Riguardo l’Accordo di Parigi del 2016] bisogna indurre i vari firmatari a mantenere la promessa, perchè in molti paesi, tra cui i maggiori inquinatori come Cina e Stati Uniti, la politica ostacola la realizzazione di strategie ambientali“. La Brown prosegue appellandosi alle istituzioni intergovernative per una riduzione della CO2 e delle altre sostanze altamente nocive per il pianeta.

Naturalmente tutti dobbiamo contribuire a questa svolta ambientalista, che non è più opinabile, non tramite scioperi e proteste, ma agendo: facendo la raccolta differenziata e proteggendo l’ambiente sinceramente.

“I costi umani sono sempre anche costi economici e le disfunzioni economiche comportano sempre anche costi umani”

Benedetto XVI, papa dal 2005 al 2013

L’ambiente non è tuttavia l’unica interrelazione di cui dobbiamo comprendere l’esistenza e l’importanza: i costi umani infatti sono uno dei fondamentali punti sui quali una nuova economia non può che basarsi.

Non solo il tributo di morti che ancora oggi il lavoro consegna annulamente (soltanto in Italia nel 2019 ci siamo avvicinati ai 1000 morti), bensì anche le condizioni di povertà che molti ancora oggi soffrono.
Questo non accade solo nei paesi in via di sviluppo, bensì anche nei paesi industrializzati, nella nostra Italia ad esempio.

Il PIL (Prodotto Interno Lordo) è un indicatore importantissimo, ma non tiene conto della distribuzione della ricchezza, delle difficoltà legate alla povertà, del livello di istruzione, … e l’ISU (indice di sviluppo umano) non è un indicatore sufficientemente incisivo.
Ed è per questo quindi che occorre formulare dei nuovi indicatori, che tengano conto di quanto l’apparato pubblico investe costruittivamente (e non elettoralmente) per la propria popolazione.
E in tutto questo i temi dell’efficienza del welfare e della consistenza netta dei salari e degli stipendi non possono che occupare un primo piano.

Questi ultimi sono essenziali soprattutto per il rilancio del nostra Paese, ma non solo, se si desidera ripartire dalle giovani famiglie e dai giovani, spesso costretti a vivere con la propria famiglia oltre l’età necessaria, a causa delle remunerazioni poco cospicue. Ed anche le pari opportunità sono un elemento essenziale di tutto ciò: arrivati nel ventunesimo secolo è essenziale che fra l’uomo e la donna vi siano gli stessi diritti (ma anche gli stessi doveri), che sono molto più concreti rispetto alla declinazione in “a” di sostantivi, per cui nel nostro Paese vengono fatte importanti battaglie, tralasciando le vere ed importanti tematiche della parità.


Tutte queste proposte per la creazione di una nuova economia (e di una nuova realtà) hanno uno scopo semplice: affermare il primato della persona umana in un’economia basata esclusivamente sulla competitività, spesso aggressiva e mossa esclusivamente da interessi di natura economica.

Scrive infatti Papa Benedetto XVI nella sua enciclica Caritas in veritate (2009): “Desidererei ricordare a tutti, soprattutto ai governanti impegnati a dare un profilo rinnovato agli assetti economici e sociali del mondo, che il primo capitale da salvaguardare e valorizzare è l’uomo, la persona, nella sua integrità. L’uomo infatti è l’autore, il centro e il fine di tutta la vita economico-sociale“.

Onu, Delle Nazioni Unite

Realizzare tutto questo per un singolo paese è naturalmente impossibile ed è per questo che una cooperazione internazionale è fondamentale: le guerre di interesse ci sono sempre state e sempre ci saranno, ma forse anche in questo caso la proposta di una mediazione globale potrebbe funzionare. E’ già successo ed ha già funzionato e, a tirare le fila degli accordi, è stata con successo la nostra Italia.
Questo perchè soltanto attraverso una presa di posizione globale sarà possibile risolvere alcuni importanti questioni del nostro tempo: come una regolarizzazione della globalizzazione e di un proporzionale sviluppo tecnologico, che non elimini professioni, senza farne nascere altrettante.

“La parola crisi, scritta in cinese, è composta di due caratteri. Uno rappresenta il pericolo e l’altro rappresenta l’opportunità”

John Fitzgerald Kennedy, Presidente USA 1961-1963

Ci vorrà forse un secolo, ma personalmente confido che la nostra generazione, senza alcuna volontà di conflitto con le precedenti e attraverso un sano e concreto dialogo, sappia lasciare un mondo migliore rispetto a quello che ha trovato.

Labor omnia vincit.

Potrebbe piacerti...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *